Economia

IL PIL ABRUZZESE IN PICCHIATA

Da circa una settimana il Rapporto SVIMEZ offre una fotografia abbastanza chiara della reale situazione economica e finanziaria del Paese valutando anche l’avanzamento infrastrutturale e gli altri fattori di crescita dei territori. Cerchiamo di estrapolare quei dati che possano servire a capire meglio cosa è successo in Abruzzo. Partiamo dall’analisi di un periodo di crisi che abbiamo vissuto tra il 2008 e il 2014 al quale è seguito un altro periodo di sostanziale stagnazione tra il 2015 e il 2018. Alla fine del  2019,  nel mentre si sperava in una lenta graduale ripresa, arriva la Pandemia da  Coronavirus che determina un crollo di tutti gli indicatori senza consolazione alcuna derivante dal fatto che trattasi di una crisi a livello mondiale.

Il tasso di variazione del PIL in Abruzzo nel 2008/2014 presentava i seguenti indicatori M.a. -1,0 Cum. -6,7, nel 2015/2018 M.a. 0,3 Cum. 1,2 e nel 2019 M.a -0,3 . Per fare un raffronto con la media delle Regioni Centrali abbiamo nel 2008/2014 M.a. -1,4  Cum. -6,7, nel 2015/2018 M.a. 1,0  Cum. 3,9 e nel 2019 M.a. 0,6.

Se quindi fino al 2019 la stagnazione tratteneva la lenta ripresa nel 2020, la situazione peggiora a causa delle attività produttive bloccate dai provvedimenti di contenimento del Covid-19. In Abruzzo sono interessate il 58,7 delle Unità locali per un Fatturato pari a 55,5 un Valore aggiunto del 49,1 ed occupati per 55,7. In buona sostanza un mese di “Confinamento” è costato circa 48 miliardi pari al 3,15 del PIL Italiano che equivalgono a circa 37 miliardi persi al centro nord e 10 miliardi nel mezzogiorno con una incidenza pro capite di circa 788 €uro. L’impatto del confinamento ha interessato il 34,3% dei dipendenti e il 41,4% degli indipendenti. Dei circa 2,5 milioni di lavoratori indipendenti 500 mila sono ubicati nel centro Italia e quasi 800 mila nel Mezzogiorno. La maggior parte di essi sono lavoratori autonomi  e Partite IVA (400 mila al centro e 700 mila nel mezzogiorno).

Il costo del confinamento sulle imprese può essere visibile analizzando i seguenti dati che, partendo dal V.A.  del 2017 pari per l’Abruzzo a 29.392 milioni di €uro,  ci porta a determinare una quota interessata dal blocco pari al 36% sul totale, un minor V.A. per mese di blocco pari a 882 milioni di €uro, un minor V.A. per mese di blocco pro-capite pari ad €uro 672 e un minor V.A. per mese di blocco in % sul totale pari al 3,0.

Con questi dati le previsioni sul PIL sono pari al -9,0% per il 2020 e 1,7% per il 2021 quando la media Nazionale è pari al -9,6% per il 2020 e 3,7% per il 2021. Una crescita per il 2021 inferiore alla media Nazionale  anche se la nostra regione va ad inserirsi, per il 2021, tra le regioni più reattive seconda solo alla Basilicata.

Come uscirne? Pensando fin da oggi a come risolvere la “questione urbana” promuovendo quella integrazione Regionale ed interregionale lungo la direttrice adriatica ionica. La dotazione di infrastrutture in Abruzzo può essere sicuramente migliorata potenziando la rete ferroviaria e migliorando il trasporto pubblico locale. Altri comparti che potranno accompagnare la ripresa sono quelli della manutenzione e messa in sicurezza di strade ed autostrade, la rete idrica e l’edilizia pubblica e sociale. Nel ranking regionale europeo l’Abruzzo si colloca al 176° su 263. La scuola e l’istruzione vanno migliorate sotto diversi aspetti a partire da quella primaria potenziando il tempo pieno per venire incontro anche alle esigenze delle famiglie nelle quali entrambi i genitori devono lavorare. Oggi su circa 56.000 alunni della scuola primaria nel biennio 2017/2018 solo il 17,5% degli alunni erano impegnati nel tempo pieno.  In alcune materie come le competenze matematiche e l’area della lettura i nostri ragazzi hanno maggiori difficoltà che vanno eliminate potenziando l’insegnamento con metodi più efficaci ed attrattivi in maniera tale da eliminare una grande fetta di ragazzi che abbandonano gli studi precocemente. Nel Mezzogiorno nel 2019 circa il 18,25 degli alunni abbandonava gli studi a fronte del 10,6 delle Regioni del Centro Nord.  Di questi 21% di maschi e 16,5% di femmine nel Mezzogiorno contro il 13,7% di maschi e 9,6% di femmine nel Centro Nord.

Infine analizziamo i dati del ciclo di programmazione 2014/2020 che si completerà il 31.12.2023  che vale circa 50 miliardi  di cui 2/3 sono destinati al mezzogiorno e che hanno raggiunto le sogli minime di spesa previste al 31.12.2019 Su questo versante ancora molto si può fare tenendo conto che, in termini di pagamenti a valere sui FESR,  i POR di Marche ed Abruzzo registrano un maggior ritardo rispetto ad altre Regioni.

Dante D’Elpidio

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