Turismo e Sport

SCOPPIA LA POLEMICA SULLO SBANCAMENTO DELLE GOLE DI FARA SAN MARTINO

Sbancamento in atto nelle magiche gole di Fara San Martino (Ch), nel Parco nazionale della Majella. Il posto è anche sito Natura2000 per l’Unione Europea e Geoparco Unesco oltre al fatto che è stato anche set cinematografico:
qui ad esempio sono state girate scene del colossal televisivo “Il nome della rosa”. A denunciare i “clamorosi lavori” è il coordinamento Tuviva-Tutela per le Vie Verdi d’Abruzzo, composto da numerose associazioni ambientaliste e operatori del turismo, che si fa portavoce “dell’indignazione che sta montando in queste ore”. “Le incredibili immagini dei mezzi meccanici che stanno demolendo speroni rocciosi in uno dei luoghi più noti d’Abruzzo – viene detto – stanno scatenando reazioni sul web da parte degli amanti della montagna che vedono distruggere rocce di milioni di anni per far posto ad una scalinata addossata alla parete rocciosa”.

Tanti i commenti durissimi sotto un post del presidente del Parco Lucio Zazzara, che sostiene trattarsi di una “messa in sicurezza” per la questione “della caduta dei massi”. “Praticamente – riprendono gli ambientalisti – è come buttare giù le colonne dei Fori Imperiali per fare più spazio ai turisti ed evitare assembramenti per il Covid! A
questo punto anche il Corno Grande potrebbe essere capitozzato perché troppo impervio? Oppure potremmo farci direttamente delle scale mobili, se passa questo concetto. In ogni caso – viene aggiunto – sfregiare il bene per permetterne la fruizione è incredibile. Ci chiediamo come sia possibile, anche per l’impatto paesaggistico enorme, con le pareti bianche dello sbancamento recente, che un tale intervento possa aver visto l’autorizzazione della Soprintendenza (se esiste). Abbiamo anche cercato l’obbligatoria Valutazione di Incidenza Ambientale, di competenza municipale, ma sull’albo pretorio del Comune non siamo riusciti a trovarla. Esiste?  Neanche il Parco la cita nel suo nulla osta nonostante la Valutazione, derivante addirittura da direttive comunitarie, per granitica giurisprudenza debba ovviamente precedere qualsiasi decisione”.

“Infine – si rammenta – la Legge quadro sui Parchi vieta, senza possibilità di deroghe, l’alterazione del paesaggio e delle rocce di un Parco nazionale. Né il Piano del Parco, pure richiamato nel nulla osta dell’ente, potrebbe superare queste sacrosante norme di salvaguardia, a parte che non riusciamo a trovare un passaggio nel Piano del Parco che consenta tutto ciò. In generale, serve sensibilità per conservare integro il nostro paesaggio millenario e non certo svilirlo”. 

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