Dalle Provincie

EMERGENZA COVID NEL CARCERE DI SULMONA, 66 POSITIVI E 2 RICOVERI

“Quella che si sta vivendo nel carcere di massima sicurezza di Sulmona è una situazione che dire drammatica è quasi un eufemismo. Ai 66 detenuti positivi fa da contraltare un senso di abnegazione da parte del personale di polizia penitenziaria che non ha eguali nella mia quasi trentennale esperienza vissuta all’interno delle carceri del Paese”. Lo scrive in una nota Mauro Nardella, segretario generale territoriale Uilpa polizia penitenziaria. “Sul fronte della gestione amministrativa – spiega – va sottolineata la forte criticità che si sta avendo nel gestire i tanti, troppi detenuti positivi presenti in carcere”. “Da qui la rabbia nel non aver visto accettare l’unica proposta che avrebbe potuto rendere tutto molto meno complicato. Infatti da tempo la Uil – continua – la cui proposta è stata successivamente avallata dalla Direzione del carcere, ha chiesto l’istituzione di un reparto ad hoc nell’eventualità ci fossero stati casi di positività tra i detenuti. So che il provveditore regionale non si è opposto. Mi chiedo a questo punto, però, il motivo per cui ciò non sia stato fatto. Se la richiesta di conversione del reparto collaboratori fosse stata accettata, avremmo da subito potuto contare su decine e decine di posti letto. Il tutto in un contesto ideale visto che il reparto collaboratori si trova ubicato in un luogo isolato dal resto delle aree detentive”. “Altra criticità che non può non essere evidenziata è da ricondurre alla gestione dei detenuti ricoverati. Ascoltando gli infermieri, infatti, il posto dove attualmente insistono i detenuti non risulterebbe idoneo. Secondo gli stessi – si legge ancora nella nota del sindacalista – andrebbero allocati in altri presidii che però l’Asl 1 allo stato attuale sembra non sia stata capace di individuare. Ma è mai possibile che non si sia presa in seria considerazione la possibilità che in Abruzzo anche un detenuto avrebbe potuto avere la necessità di essere ricoverato per Covid? L’augurio che mi faccio è che, in ordine a questa mancanza, non vi siano da imputare un domani grosse irresponsabilità. Di certo è che se si fosse attrezzata un’area in carcere con il relativo potenziamento dell’organico sanitario oggi non staremmo a parlare di questo”.

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