LA PA SCIOPERA, MA OCCORRE RIPENSARCI. L’APPELLO DI “LETTERA 150”

Lettera 150 nasce da un appello di circa 150 professori universitari ( ad oggi arrivati a più di 250) in favore della rapida predisposizione di un piano di fuoriuscita in condizioni di sicurezza dal blocco del Paese per contrastare l’epidemia da Covid-19. Quell’appello è stato un forte messaggio di speranza e di fiducia nelle energie positive della nostra nazione contro la rassegnazione, l’immobilismo, il pessimismo, la paura. Il Prof. Giuseppe Valditara (Professore Ordinario di Diritto privato romano nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Torino che ha insegnato Diritto Pubblico Romano anche nella Università Europea di Roma dei Legionari di Cristo – e che nell’ottobre 2018 è stato nominato Capo Dipartimento per la Formazione Superiore e la Ricerca presso il MIUR) è il Coordinatore Nazionale mentre il Coordinatore Abruzzese e membro della segreteria nazionale è il Dott. Dante D’Elpidio che ha coinvolto, nella nostra regione un nutrito gruppo di qualificati Professori Universitari ed esperti di primo livello.
Questa la posizione di lettera 150 sullo sciopero della Pubblica Amministrazione:
Presa visione del comunicato con cui i sindacati «Fp Cgil», «Cisl Fp» e «Uil Pa» hanno proclamato, per l’intera giornata del 9 dicembre prossimo, o per turno di lavoro, e con la sola «garanzia dei servizi minimi essenziali previsti», uno sciopero nazionale dei lavoratori della pubblica Amministrazione;
considerato che la motivazione dello stato di agitazione starebbe, a detta dei sindacati stessi, nella presa «d’atto dell’esito del confronto tra il Governo e le Confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, in mancanza delle necessarie risorse per lavorare in sicurezza, per avviare una vasta programmazione occupazionale e di stabilizzazione del precariato e per il finanziamento dei rinnovi», Lettera 150, visto il grave momento che attraversa il Paese, ricordato il forte richiamo alla collaborazione tra tutte le sue componenti, più volte espresso, e anche assai di recente, dal Presidente della Repubblica, ritenendo che quelli in corso siano giorni in cui si debbano far funzionare al meglio e al massimo – non già «al minimo» – tutti i servizi pubblici (e in particolare quelli relativi ai trasporti e alla scuola), reputa che il metodo di protesta dello sciopero risulta, allo stato, inopportuno e gravemente errato.
«Lettera 150» comprende le ragioni del grave disagio che caratterizza diversi ambiti della p.a., né condivide che il Governo non abbia inteso aprire un dialogo con le Confederazioni per risolvere le vertenze in atto, ma al contempo non intende ignorare che, mentre molti lavoratori del settore privato oggi versano in condizioni di particolare difficoltà quando non di nuova povertà, appare inopportuno bloccare il Paese da parte di chi, sin dall’inizio della pandemia, non ha mai cessato di ricevere regolarmente il proprio stipendio.
Per gli esposti motivi, «Lettera 150» auspica un immediato ripensamento da parte di «Fp Cgil», «Cisl Fp» e «Uil Pa», suggerendo un cambio di metodo che risulterebbe epocale: scioperare … ma lavorando, con rinuncia di una quota simbolica dello stipendio a favore del comparto Sanità e contestuale svolgimento della propria consueta attività lavorativa.
Dante D’Elpidio